#3 – La furia della valchiria

di Fabio Furlanetto

 

Greenwich Village

Sarah Wolfe ha appena raggiunto il proprio appartamento e sta cercando al tempo stesso di non far cadere la borsa della spesa né le chiavi di casa, mentre si destreggia con il cellulare appoggiato precariamente fra testa e spalla.

-No, mamma, non ho intenzione di tornare in New Mexico solo perché ho perso il lavoro. Su, non farne una tragedia, sono sicura che troverò qualcosa a New York…ne ho passate di peggio, ricordi?

La palazzina trema; si sentono il rumore di finestre rotte e di un ruggito primordiale. Sarah si volta, per vedere un drago di dieci metri sputare fuoco verso il cielo.

La giovane nativa americana lascia cadere a terra le chiavi.

-Devo richiamarti più tardi, mamma. C’è un drago davanti a casa mia.

 

Office of Chief Medical Examiner

Anche se non mi sono mai considerato un “super-eroe”, credo di aver conosciuto i più grandi tra loro. Se c’è una cosa che li accomuna tutti, oltre ad essere uomini e donne ben al di sopra dei comuni mortali, è che inevitabilmente finiscono per combattere l’uno con l’altro.

Visto che ora solo uno Scudo di Seraphim impedisce al pungo della Valchiria di staccarmi la testa, forse tutto sommato sono un super-eroe anch’io.

Ovviamente la mia vecchia amica Brunhilde non penserebbe mai ad uccidermi: è contro il demone Yg che possiede il suo corpo che sto combattendo, anche se questo dettaglio non rende lo scontro meno letale.

E’ con la voce immonda di Yg che la Valchiria torna a parlare:

-Le tue magie non ti salveranno per sempre, stregone. Questo corpo immortale può sopportare qualunque incantesimo tu conosca.

-Forse, ma questo scudo può resistere alla furia degli dei. O almeno degli dei disarmati.

-Dimentichi che io sono Yg, Signore degli Orrori che Divorano dall’Interno. La morte è la mia arma – si vanta il demone, materializzando qualcosa tra le mani della Valchiria. Devo smetterla di sottovalutare quest’essere.

Le magie necromantiche che sta tessendo sono molto potenti: usando i cadaveri dell’obitorio sta evocando una rappresentazione fisica di tutti i malanni che possono uccidere l’uomo. In sostanza, si è appena costruito una spada di cancro solidificato.

Posso fare di meglio.

-Excalibur, Lama d’Ebano, Durlindana e Kusanagi, prestatemi la vostra forza affinché il mio nemico il suo affronto paghi!

La spada che si materializza nelle mie mani non è neanche lontanamente paragonabile alle quattro armi di cui ho invocato il potere, ma è sufficiente a bloccare il primo affondo di Yg.

Putroppo temo non abbia apprezzato la mia rima, ma non si può aver tutto.

 

Sanctum Sanctorum

Le stanze della dimora del Mago Supremo sono più numerose di tutte le dimensioni del creato: è possibile arrivare dove si vuole solo se si è destinati a farlo.

Wong è l’unica persona a non aver mai corso il rischio di perdersi.

Questa non è certo la prima volta in cui il Sanctum Sanctorum è stato attaccato da uno dei nemici del suo maestro. Ma mai finora Wong aveva visto la casa reagire in questo modo: lo spazio stesso si sta curvando per potersi allontanare il più possibile dall’intruso, e nemmeno una delle difese mistiche si è attivata.

Ancora più sconcertante, la compagna del suo maestro… la splendida Clea, Regina della Dimensione Oscura, è crollata a terra priva di forze.

Wong non esita un istante a soccorrerla. Quando lei si appoggia al suo corpo per rialzarsi, Wong non può fare a meno di notare come la sovrana di un’intera dimensione gli appaia ora così debole e fragile.

-Che cosa le ha fatto?

-Niente… è solo la sua vicinanza… a togliermi le forze. Un vuoto così totale, così assoluto… come fai a non sentirlo?

-Si metta al sicuro. Ci penso io all’intruso.

Wong non si fa domande su cosa stia indebolendo Clea o cosa stia succedendo alle misure di sicurezza magiche. Non è questo il suo compito: la santità di questa dimora è stata violata ed è necessario ripristinare l’ordine.

Raggiungere l’intruso è semplice. E’ passato letteralmente attraverso muri e porte, che si sono fuse sul suo cammino. Nonostante la sua determinazione, Wong non è certo stupido e sa benissimo di avere a che fare con forze oltre l’umana comprensione. Si avvicina in silenzio all’intruso, che finalmente sembra aver trovato qualcosa capace di rallentarlo.

L’illusione mistica di un antico arazzo svanisce, mostrando l’ultima cosa che Wong si aspetterebbe di trovare nella casa del Mago Supremo: una porta blindata.

Su di essa c’è una scritta: “Non aprire prima o dopo la fine del mondo”. E’ scritta in un antico dialetto tibetano, e Wong riconosce il simbolo posto alla fine della frase come la firma dell’Antico, il maestro del Dottor Strange.

L’intruso afferra la pesante maniglia, cercando di aprire la porta ma non riuscendo a smuoverla di un solo millimetro.

-Che tu sia dannato, Antico – mormora.

-Non sei degno di pronunciare il suo nome – risponde Wong, che sta già saltando addosso all’avversario.

La cosa che più sorprende Wong non è riuscire a colpire l’avversario nonostante abbia sprecato l’effetto sorpresa. E’ il fatto che quest’uomo capace di indebolire Clea solo con la propria presenza sia scaraventato contro la porta blindata dal suo calcio.

-Ti pentirai di averlo fatto – risponde rabbiosamente l’Esiliato.

 

Office of Chief Medical Examiner

Anche evocando il potere di quattro delle più imponenti spade magiche, è difficile tenere testa alla Valchiria. Colpisce la Cappa di Levitazione con la spada, inchiodando il mio mantello al muro e limitando così di parecchio i miei movimenti.

Brunnhilde si prepara a colpirmi con abbastanza forza da spedirmi in un’altra contea, ma esita. E’ la mia occasione: lascio cadere a terra la spada.

-Odino, ascolta la mia supplica.

Il pugno di Brunnhilde si ferma a pochi centimetri dal mio volto. Per quanto sia forte il controllo di Yg, non può forzarla ad uccidere qualcuno che sta pregando il dio che l’ha resta Valchiria.

-Padre di tutti, possa la tua saggezza guidarmi in battaglia e possa il fuoco sacro della tua ira incenerire chi ostacola i tuoi figli.

La Valchiria indietreggia, avvolta da energie che nemmeno Yg può divorare. Non invoco molto spesso il potere degli dei nordici… è piuttosto rude invocare il pantheon di un amico, ma questa era un’emergenza.

La luce di Odino brucia il demone, bloccando una possibilità di scoprire qualcosa di più sul suo mandante. Non ha importanza: Brunhilde è salva.

Lei ha altre priorità.

-Dammi una battaglia – ringhia.

Credo proprio di sapere come fare ad accontentarla senza che un’asgardiana inferocita rada al suolo la città.

 

Greenwich Village

In cuor suo, Sarah sapeva che sarebbe finita così. Non ha mai creduto al destino, ma in fondo sapeva che tornando a vivere in questa zona della città si sarebbe trovata di fronte a qualcosa di questo tipo.

La gente sta già scappando dalle proprie case e si sentono già le sirene della polizia in avvicinamento. Probabilmente è Codice Blu, la squadra anti-supercriminali di cui hanno parlato un po’ di volte i giornali. Forse i vigili del fuoco per l’unica casa che sta andando a fuoco, il numero 177A di Bleckeer Street per la precisione.

Una figura avvolta da un mantello blu vola verso il drago, cercando di ammansirlo scagliando saette viola.

-Principiante – risponde il drago, afferrando al volo il proprio avversario. Mentre gli altri civili stanno scappando, Sarah si ferma per strada a guardare.

Conosce l’alieno verde che il drago ha catturato. Rintrah sta cercando di liberarsi dalla morsa, e a giudicare dalla sua reazione è in preda ad un dolore lancinante.

-Hey! – urla Sarah, incamminandosi verso il drago mentre tutti gli altri corrono nella direzione opposta.

-Tu! Lucertola troppo cresciuta! Sto parlando con te!

-Non parlo con il cibo.

-Hai idea di che idiozia stai facendo? Quello che stai per mangiarti è il secondo in linea di successione per il titolo di Mago Supremo, lo sai?

-Questo? Ho combattuto il mistico Kahji-da, e lui non si sarebbe mai lasciato…

-Sì sì, sei grande grosso e cattivo, lo vedo anch’io. Ma fatti una domanda: come la prenderà il Mago Supremo se tornando a casa la troverà in questo stato?

-E lo sai quanta concentrazione serve per evocare una Trappola delle Tempeste del Tempo? – chiede Rintrah, sfuggendo dalla stretta del drago passando attraverso i suoi artigli. Il tempo che gli ha fatto guadagnare Sarah è stato prezioso: un turbine di sabbia si solleva dal nulla, avvolgendo il drago.

-Sarah, mettiti al sicuro! Questo drago è…

Rintrah non termina la frase: la zampa del drago lo colpisce e lo scaglia a terra, seppellendolo sotto l’asfalto. Mostra le zanne ed espira fuoco dalle narici: Sarah è pietrificata dal suo sguardo, ma il drago non si muove.

Una nuvola di fumo appare sopra la testa del mostro. Ne fuoriesce una donna bionda, che atterra proprio sul muso del drago e lo colpisce con un pugno in un occhio.

-Ridammi la mia spada! – urla la Valchiria.

Il drago urla dal dolore, e Sarah non si accorge dell’uomo che è apparso al suo fianco fino a quando non le appoggia una mano sulla spalla.

-E’ tutto a posto, Sarah. Grazie alle Immagini di Ikonn non può vederti.

-Stephen! Da dove sei…cosa sta… - risponde Sarah, faticando a trovare le parole.

-Tranquilla. La situazione è sotto controllo.

-C’è un drago che mi ha quasi schiacciata e che sta per mangiare quella donna!!!

-Appunto: è tutto sotto controllo.

 

Sanctum Sanctorum

L’Esiliato è a terra, bloccato da una morsa estremamente dolorosa da Wong. Solo un maestro d’arti marziali sarebbe capace di liberarsi da questa presa, e l’Esiliato non sembra esserlo.

-Che cosa sei, intruso? Non sei un mago, altrimenti ti saresti già liberato. Non sei un demone, o non proveresti dolore.

-Toglimi le mani di dosso, schiavo. La Parola non è per le orecchie di quelli come te.

-“La parola”?

-Il verbo del mio signore. La verità che l’Antico ha cercato di nascondere. Una parte del mondo è scomparsa.

Al suono di questa frase il Sanctum Sanctorum si spacca in due, e Wong deve mollare la presa per evitare di precipitare nel vuoto. L’Esiliato si rialza in piedi nonostante non ci sia più nulla a sostenere il suo peso.

-Io sono l’Esiliato. Una parte del mondo è scomparsa, ed io la riporterò indietro.

Detto questo l’intruso si lascia cadere nel vuoto infinito su cui poggiano le fondamenta del Sanctum Sanctorum.

 

All’esterno

La coda prensile del drago afferra la Valchiria, stritolandola con una forza che sarebbe più che sufficiente a ridurre un poltiglia un essere umano.

Per sua fortuna, la Valchiria è molto di più.

-Credevi veramente di poter combattere a mani nude un Drago delle Valli Perdute?

-Ehm – attira la sua attenzione un umano che sta fluttuando dietro la sua testa.

Il drago reagisce sputando fuoco nella sua direzione; il bersaglio deve solo estendere pollice, indice e mignolo perché il fuoco si estingua.

-Come…

-Credevo che Kahji-da avesse forgiato Dragonfang con una delle tue zanne…invece ti aveva trasmutato in una spada. Se lo avessi saputo, non avrei mai donato quell’arma alla Valchiria. E’ stato un atto inconsiderato da parte mia e me ne scuso. Ora, per favore lascia questa dimensione o non alzerò un dito per evitare che la Valchiria si forgi un’altra arma con il tuo cadavere.

-Ah! I mortali sono così divertenti! Forse permetterò ad alcuni di voi di restare in vita come giullari.

-Io ti avevo avvisato. E’ tutto tuo, Brunnhilde.

La Valchiria allarga le braccia respingendo la morsa del drago, facendosi abbastanza spazio da liberarsi e saltare direttamente verso le fauci della bestia facendo leva sulla sua coda. Afferra una delle zanne e la stacca.

Il drago reagisce con un urlo di rabbia e dolore che fa abbaiare i cani dell’intero stato, ma non è ancora finita. La Valchiria conficca la zanna, più grande di una persona, direttamente in mezzo agli occhi del drago. Poi la estra e la riconficca di nuovo, più in profondità di prima. Ripete tutto tre volte.

-Aaah! Basta, pieta! Fermala, ti prego!

Il Dottor Strange non sembra particolarmente mosso dalla supplica del drago:

-Puoi rigenerare ferite molto peggiori. Giura sul suo fuoco che abbandonerai questa dimensione e non farai mai più del male a nessun essere vivente.

-Mai!

La Valchiria getta a terra la zanna, conficcando le mani nello squarcio aperto nel teschio del drago ed iniziando ad allargarlo a mani nude.

-Va bene, lo giuro lo giuro lo giuro!!!

-Per la rabbia di colei che sceglie i caduti, che la bestia svanisca e nessuno mai più la aiuti.

La Valchiria precipita a terra, non più sostenuta dal mostro che è scomparso. Raggiunto il suolo si guarda attorno: la strada è devastata dalla furia della battaglia, le case sono avvolte dalle fiamme che si stanno propagando, ed i civili sono fuggiti terrorizzati.

Poi il Sanctum Sanctorum crolla.

 

E’ piuttosto difficile farmi arrabbiare seriamente. In parte è un’eredità degli anni di studio con l’antico, in parte perché è impossibile mantenere il controllo delle forze magiche di questo mondo se non si controlla nemmeno se stessi, in parte perché in pochi possono capire meglio di me quanto possa essere distruttiva la magia.

Qualcuno ha ucciso una mia amica solo per tenermi lontano da casa mentre la radeva al suolo.

Sì, direi che questo è sufficiente per farmi arrabbiare.

-Onnipresente Hoggoth, onnipotente Oshtur, onniveggente Agamotto, dei della mistica Vishanti, riportate il mondo a come dovrebbe essere e consegnate chi per tutto ciò deve pagare nelle mani del Mago Supremo!

Il Sole si ferma nel cielo. Tutto resta fermo per un secondo che non esiste, e poi il Sole inizia ad indietreggiare.

La mia casa si ricostruisce dalle fiamme. Ogni singolo danno inferto al Greenwich Village si ripara. La memoria del drago che ha terrorizzato il quartiere scompare.

La zanna di drago che la Valchiria ha afferrato come trofeo inizia a rimpicciolirsi e a cambiare forma: dopo lungo tempo può finalmente alzare trionfante verso il cielo l’indistruttibile Dragonfang. Anche ogni memoria dell’omicidio della sua identità civile è sparito dalla memoria di tutte le menti mortali.

A volte è bello essere il Mago Supremo.

Non è un lieto fine perfetto. La Dottoressa Li è ancora morta, perché nemmeno io posso giocare a mio piacimento con la vita e la morte. Per questo sono arrabbiato e per questo ho chiesto alla Vishanti stessa, la più grande forza mistica di questa realtà, di usare il proprio potere per punire il responsabile.

Quella che ottengo è una dolorosissima scarica mistica.

-Dottore! Che cosa è successo?

La testa mi gira ancora, e solo con l’aiuto del giovane Terrence Ward riesco a rimettermi in piedi.

Mi guardo attorno: sono sul marciapiede a pochi passi da casa mia e l’autobus da cui Terrence è sceso si sta allontanando. I passanti lanciano sguardi perplessi nella mia direzione. Non solo il colpo mi ha frastornato abbastanza da non farmi pensare di cambiarmi misticamente d’abito, ma la Valchiria è alle mie spalle.

Anche se non avesse in mano una spada, una donna come lei attirerebbe comunque l’attenzione.

-E’ questo lo stregone che mi ha uccisa, Stephen? – chiede Brunnhilde sollevando da terra il ragazzo, pronta senz’altro a tagliargli la testa.

-Hey, mettimi giù!

-No, Brunnhilde, Terrence è solo uno dei miei studenti. L’incantesimo avrebbe dovuto portarmi dal nostro misterioso avversario…ma qualcosa non ha funzionato. C’è stato un cortocircuito mistico, come se la Vishanti non volesse punirlo. Mi chiedo cosa possa significare?

 

Sanctum Sanctorum

Rintrah e Wong aiutano Clea a rialzarsi in piedi. Tutti e tre sono ancora più frastornati del Dottor Strange, visto che a differenza di lui non si aspettavano che il tempo si mettesse a scorrere al contrario.

-Che cosa è successo? – chiede Clea.

-Il maestro deve aver cancellato gli eventi della giornata – realizza Rintrah.

-Ci ero arrivata anch’io. Dov’è finito l’intruso?

-Svanito. “Una parte del mondo è scomparsa”, ha detto – ripete Wong, ricevendo sguardi perplessi da Clea e Rintrah.

C’è una goccia di sangue sulla parete, versata durante lo scontro precedente. Non dovrebbe esserci: la battaglia è stata cancellata dalla storia. Ma le immense energie mistiche che hanno invertito lo scorrere del tempo non sono riuscite a cancellare una goccia di sangue.

 

Penn Station

Sarah Wolfe continua a camminare, quasi facendosi investire dal taxi che ha chiamato poco prima. Si guarda attorno provando il più potente senso di dejà vu della sua vita, perché ha vissuto questo esatto momento poche ore prima.

-Cosa…Stephen deve avermi mandata indietro nel tempo…

-Hey, io ho già fatto partire il tassametro, vuole salire o no? – le urla il tassista.

Sarah cerca di non pensare troppo a quello che è successo: è un effetto collaterale dell’incantesimo. Se non succedesse nulla di strano, entro pochi minuti si dimenticherebbe tutto quello che le è successo oggi.

-Greenwich Village – dice aprendo la portiera.

-177A Bleckeer Street – aggiunge un’altra voce proveniente dal sedile posteriore.

Sarah osserva l’adolescente bionda sul taxi, sicura di non averla mai vista prima d’ora.

-Mi scusi, credevo che il taxi fosse libero.

-Sali pure, Sarah, e non pensare troppo ai paradossi temporali. Fanno venire le rughe.

-Come fai a sapere il mio nome?

La ragazza si volta, mostrando la M tatuata su di un occhio.

-So molte cose. Layla Miller, molto piacere.

 

CONTINUA !